pregare

Uno studio condotto da parte della Harward School of Public Health ha sottolineato come pregare sia in grado di influire positivamente sullo stato di salute.

L’analisi è stata svolta mediante un’analisi prospettica sulle infermiere americane che erano religiose e quelle che invece non lo erano. Lo studio ha riportato che le donne infermiere che pregavano erano più in salute e protette da altre patologie rispetto a quelle che invece non lo erano.

Ci sono poi delle credenze che ricadono anche nella numerologia: è il caso, ad esempio, dei numeri angelici. I numeri angelici sono delle sequenze di numeri ricorrenti che riportano il simbolismo degli angeli. Queste sequenze avrebbero un effetto di guida profonda e indurrebbero la preghiera e la riflessione.

I dati rilevati dallo studio sulle infermiere

Lo studio è stato svolto nel corso di sedici anni, in questi sono stati registrati un totale di 13.537 decessi, tra questi 4600 sono stati dovuti a un tumore mentre gli altri 2700 sono stati causati da malattie cardiovascolari.

Le frequentatrici più assidue della chiesa e delle funzioni religiose in genere mostravano meno sintomi depressivi, erano spesso sposate e non fumavano.

Inoltre, l’analisi statistica che ha tenuto conto anche delle differenze fisiche e delle malattie croniche che in cui si può incorrere durante la vita, hanno notato come a parità di fattori di rischio le donne che pregavano avevano un rischio di mortalità al di sotto del 33% mentre chi non frequentava la chiesa assiduamente aveva un rischio di mortalità ridotta del 26%, contro il 13% di chi non la frequentava o lo faceva saltuariamente.

Secondo questo studio, dunque, pregare potrebbe influire sullo stato di benessere. Anche se c’è una spiegazione più logica, ossia che secondo alcuni studi c’è un legame tra la pratica religiosa e la pressione arteriosa. In quanto chi segue funzioni liturgiche o legge la Bibbia con assiduità mantiene bassa la pressione andando a diminuire il rischio di contrarre un infarto oppure una malattia di tipo cardiovascolare.

Ad esempio, anche recitare il rosario avrebbe un effetto benefico sullo stato fisiologico e psicologico in quanto va ad influenzare positivamente respiro e frequenza cardiaca.

Nonostante le ricerche condotte in merito e le osservazioni empiriche fatte, non si ha la certezza che la preghiera e l’essere fedeli porti realmente a vivere più a lungo o essere soggetti a un tasso di mortalità inferiore.

Questo perché la preghiera è sicuramente un elemento di conforto nei momenti difficili, ma non è certo che vada a migliorare lo stato di salute rispetto a quello delle persone non fedeli.

Effetti della preghiera sul cervello

Sono stati condotti diversi studi su come la preghiera influisca sullo stato di benessere.

Ecco perché citiamo anche lo studio condotto attraverso l’imaging celebrale da parte del Dr. Andrew Newberg, professore di neuroscienza oltre che direttore del Research Marcus Insitute of Integrative Healt alla Jefferson University in Pennsylvania, che ha deciso di studiare quali sono gli effetti della preghiera sul cervello per oltre 20 anni, spiegando come le varie pratiche hanno effetti differenti.

Nel suo studio ha cercato di mettere in relazione il cervello con l’esperienza religiosa e ha osservato come mediante scansioni cerebrali la preghiera possa andare a modificare l’attività cerebrale, andando ad influenzare di conseguenza il cambiamento dei neurotrasmettitori, sostanze chimiche nel nostro cervello.

Le esperienze del Dr. Newberg hanno portato anche a vedere come le persone anziane che praticano meditazione e preghiera per almeno 12 minuti al giorno per 8 settimane hanno presentato alcuni cambiamenti significativi e profondi nel cervello con miglioramenti importanti sulla memoria.

Dunque, in definitiva pregare migliora il proprio stato di benessere? Alcuni studi hanno cercato di coadiuvare questa affermazione, però ancora oggi non c’è naturalmente una risposta certa da poter dare in merito.